domenica 26 luglio 2009

“ Molte vittime, molto disonore “



Siamo rimasti interdetti e disgustati nel registrare il plauso generale e quasi
incondizionato che si è levato a gran voce intorno all’inaudito incremento delle
bocciature che ha contrassegnato quest’ anno i risultati degli esami di maturità.
Orientamento già emerso nel corso degli scrutini dei precedenti gradi di istruzione e che
ha confermato la tendenza ad inasprire la selezione degli studenti in nome di un presunto
rigore o di pomposi criteri di meritocrazia. Ecco, noi consideriamo assolutamente
disonorevole questo risultato e l’ ipocrisia che lo circonda. Di quale scuola stiamo
parlando? Questo inasprimento a cosa corrisponde? Semplicemente ad una DRAMMATICA RESA.
Da una parte è stato messo in dismissione l’intero edificio educativo della scuola
pubblica, già pericolante, ed ora reso inagibile dai tagli pesantissimi ed ottusi
inflitti “dall’energica e brillante” ministro (la didattica, la formazione diverranno nei
prossimi mesi velleitarie aspirazioni a fronte della quotidiana emergenza che si dovrà
affrontare per garantirne la semplice apertura). Dall’altra si risponde alla latitanza
educativa e formatrice della scuola e delle famiglie (che in genere oscillano tra
eccessivo protezionismo o mero abbandono) con un ritrovato piglio autoritario.
All’ignoranza, al bullismo non si risponde con i voti o le bocciature di massa e nemmeno
con un eventuale ritorno al sei politico (corrispettivo demagogico delle compulsioni
autoritarie). Ma con il lavoro. Con una restituzione di dignità, di serietà e di senso al
processo di apprendimento e formazione che i ragazzi nella scuola dovrebbero
intraprendere: in ambienti adeguati, dietro una guida gioiosa ed amorevole che solo in
tal caso potrebbe legittimamente avvalersi della fermezza necessaria affinchè essi
possano raggiungere, al termine del percorso, una responsabile e completa autonomia. Ad
oggi, niente di tutto questo: edifici fatiscenti, povertà di contenuti, una quasi totale
assenza di metodo d’ insegnamento, figurarsi l’ombra di una remota passione pedagogica.
E a parte l’eroismo di alcuni ( o forse di molti ) insegnanti che lavorano nell’ ombra -
e che ora rischiano di essere avvolti dalla tenebra oscurantista - assistiamo in genere
all’ allestimento stanco e lacero di una farsa annuale in cui si è stabilita ormai una
sorta di perversa complicità tra i suoi comprimari. Genitori assenti o invadenti, ragazzi
svogliati o arroganti che ricorrono ad ogni sorta di furbizie, insegnanti demotivati e
socialmente depressi. Il rigore andrebbe ricercato dunque su altri piani, a partire
dall’esempio che gli adulti dovrebbero dare ai giovani, umanamente e socialmente. Invece
se da un lato assistiamo ad un progressivo abbassamento del profilo professionale della
classe docente (addirittura sembrerebbe essere prassi ormai diffusa che i maturandi
debbano firmare programmi non svolti o che venga esplicitamente chiesto loro di “fare” da
soli argomenti non trattati), dall’ altro vediamo che presso quei docenti come pure tra
molti osservatori esterni alla scuola, vengono ben accolte scorciatoie e semplificazioni
autoritarie contrabbandate, stavolta, come una svolta pedagogica dalle rassicuranti
pretese riformatrici. Quando sappiamo bene che si tratta soltanto di trovate dell’ ultima
ora. Duole, allora, prendere atto che nessuno voglia più premurarsi di affrontare
seriamente i problemi gravi ed annosi che affliggono la scuola pubblica e che ci si
voglia ipocritamente contentare di certe sortite che come effetto produrranno unicamente,
con assoluta certezza, nuovi e massicci flussi migratori di ragazzi verso la scuola
privata.

Prof. Alessandro Anniballi, Prof.ssa Ilaria Mori, Rita Rossi, Tiziana Pomes, Prof.
Gianpiero Pastorello, Prof. Enrico Quattrin

Prof.ssa Ester DI Francesco, Prof.ssa Bianca Altavista...

seguono altre firme che invierò tra cui quelle del prof. Raffaele Pozzi, Giancarlo De
Cataldo …etc

LA BALLA DEL RIGORE E IL TRISTE SUCCESSO DELLE BOCCIATURE




Parafrasando Rossini che cantava “… la calunnia è un venticello, un’ auretta assai
gentile che insensibile sottile [ …] incomincia a sussurar..nelle orercchie della gente,
s’introduce destramente e le teste ed i cervelli, fa stordire e fa gonfiar” . La calunnia
in questo caso è la ciarla sul rigore che si richiede ai giovani da più parti. Il clima
di grottesca restaurazione della scuola, che trova voce anche nelle pagine de La
Repubblica, è infarcito di obsoleti luoghi comuni. L’entusiasta Pirani definisce la
nostra ministra dell’istruzione quasi una vestale della disciplina, mentre Giovanni
Valentini con la maggiore sobrietà e responsabilità che lo caratterizza, inizia il suo
pezzo con questo incipit:” la scuola deve anche provvedere alla formazione complessiva,
non c’è dubbio che un maggiore rigore possa favorire la crescita individuale preparando
meglio alle prove della vita” C’è da rimanere esterrefatti. Di quale scuola parliamo?

Per un docente come me, che insegna da oltre trenta anni nella scuola pubblica, quelle di
Pirani sono le tipiche affermazioni di chi non vive la scuola dal di dentro e non soffre
il profondo disagio dei ragazzi. Quei ragazzi che vivono nelle più tristi realtà
periferiche, ma anche studenti delle cosiddette scuole storiche. Gli istituti di pregio.
Sanno costoro che, come accade in uno dei più prestigiosi licei romani, gli studenti
trascorrono il tempo scuola in cunicoli senza luce e senza aria? Forse vivo una
dimensione onirica per cui ancora non mi sono reso conto che la scuola italiana è, al
pari di quella europea, una realtà che risponde efficacemente al suo compito educativo, o
allora come solito si parla con pericolosa disinvoltura, dimenticando di porsi
interrogativi più importanti.

Che cosa è la scuola oggi in Italia? Che cosa dà e sa offrire la nostra scuola?

Quali sono le sue effettive condizioni strutturali e qual è la realtà pedagogica e
didattica del suo corpo docente? E’ veramente così lontana e alternativa, la nostra
scuola, da una società psicotico-televisiva che incorona qualche velina a ruolo pubblico
e che tutto premia fuorché la consistenza pensante? Questa è l’Italia le cui istituzioni
se da un lato gridano tolleranza zero impongono anche messaggi diseducativi e devianti
(vedi leggi ad personam e la serie ininterrotta di aberrazioni di Stato).

Cosa offre l’italica scuola, in termini di spazi, di strutture, di preparazione degli
insegnanti, di presupposti seriamente culturali, ai suoi giovani? Conoscono i cari amici
giornalisti lo stato da “baraccati” in cui versa l’ottanta per cento della nostra
edilizia scolastica? Hanno mai vissuto, come vivono molti nostri studenti, in aule
ricavate da sozzi garage affittati a caro prezzo e pagati con denaro pubblico? In uno
degli ultimi scambi “Comenius”, con un piccolo centro dell’Austria, gli studenti di
questa piccola ma lucida nazione erano esterrefatti di trovarsi in luoghi tanto inadatti
al lavoro scolastico. E noi, una volta lì, in quei privilegiati luoghi, ci sentivamo
demoralizzati rispetto alla efficacia e alla bellezza delle strutture scolastiche che
trovavamo, ai progetti assolutamente funzionali e condivisi da quella società che ritiene
la scuola il primo fondamento di una nazione e che investe risorse finanziarie, energie
e offre seria preparazione ai docenti. Come si può parlare di rigore quando gli adulti
del nostro Paese tutto esprimono fuorché il cosiddetto rigore? In Germania mi sono
trovato ad ascoltare un collega di Musica che parlava della fondamentale importanza delle
aule e degli spazi dove si realizza l’educazione dei ragazzi. Spazi che devono far
sentire gli allievi a loro agio. Io, insegnante convinto, ho dovuto acquistare
un’apparecchiatura per l’ascolto affinché i ragazzi acquisissero la conoscenza reale del
percorso storico musicale. Le nostre scuole sono alla bancarotta. Sono quasi due anni che
le scuole possono garantire al massimo il parcheggio dei ragazzi, più che la
realizzazione di un itinerario educativo.

Cosa si intende con Rigore nella Istituzione educativa più trascurata d’Europa?

Queste peregrinazioni retoriche di alcuni editorialisti vogliono semplificare ciò che non
può essere semplificato e ciò che non può essere ridotto a cifra.

Caro Mario Pirani, lei sa di cosa è colmo il tanto declamato voto? E’ colmo di nulla.
Nessuna contestualizzazione. Nessun porsi il problema. Nessun discorso scientificamente
pedagogico. Il dialogo si è ridotto al banale: “Tizio va bene e Caio male”. Ormai solo
Galimberti, insieme a una folla di seri scienziati dell’educazione, continua a gridare
solitariamente che è l’adulto che deve dare senso e passione al lavoro dello studente. La
famosa motivazione di un tempo altro non è che l’onestà degli adulti. Ad esempio questi
ultimi esami di licenza media sono stati infarciti dal ridicolo di circolari ministeriali
che dicevano e contraddicevano. Confuse e approssimative e finiti con la conta aritmetica
del voto alla calcolatrice o con la farsa delle prove INVALSI, cosiddette prove europee,
in una scuola che di europeo ha ben poco.

Forse dovremmo realizzare e riconoscere, una volta per tutte, la verità che sta alla base
di ogni processo educativo. “I ragazzi rispondono perfettamente alla intensità emotiva,
alla sincerità, alla passione e alla preparazione dell’adulto”.

E rispondono con l’impegno. Non temono il rigore ma odiano la mediocrità e sprezzano la
superficialità e l’inganno che invadono la nostra povera cittadella dello spirito. I
giovani osservano e purtroppo acquisiscono i modelli imposti dagli adulti, sia esso
insegnante che genitore. C’è poi l’altra grande questione. Chi sono i giovani di oggi?
Conosciamo i nostri figli? Pensate che basti loro la scuola dei tagli – che per la già
scheletrica scuola italiana è un tragicomico paradosso – la scuola delle emergenze, la
scuola degli insegnanti più anziani e demotivati d’Europa?

Forse Pirani non sa che alcune scuole stanno chiudendo per mancanza di fondi.

Il governo del voto in condotta non si preoccupa di dare alle scuole i fondi minimi per
la sopravvivenza. Dunque il voto altro non è se non la semplificazione delle
semplificazioni. La metafora di un’assenza che ben esprime la più grande colpa che
l’Italia abbia mai avuto: l’avere abbandonato i propri giovani.

Il freddo autunno della scuola pubblica


Apro il giornale


Apro il giornale, pagina due. Titolo: Approvato pacchetto sicurezza, compare il reato di clandestinità. Lo stesso giornale riporta un altro titolo: India: libertà ai gay. Mentre in India, paese delle caste, i diritti civili si fanno strada velocemente e negli Stati Uniti viene eletto, comunque indirizzi l’itinerario politico, un presidente nero, in Italia assistiamo all’imbarbarimento complessivo della società che risponde ad una decadenza culturale senza precedenti dal dopoguerra.
Quindici anni di fascismo televisivo hanno narcotizzato perfettamente ogni capacità critica e di autodifesa della gran parte degli italiani. C’è una totale identificazione dei cittadini con questo Potere antipolitico che estremizza e esalta gli storici e pericolosi vezzi culturali del nostro popolo. Gli italiani accettano tutto e tutto difendono purchè provenga da Lui (ex Unto del Signore). Se accogliamo con indulgenza e complicità l’aberrazione etica e morale delle leggi ad personam, i giochi di fanciulle a palazzo e i perversi giri di polveri bianche, non ci manca che aspettare il cavallo eletto senatore e il quadro che ne uscirà non avrà nulla da invidiare alle leggendarie perversioni di Caligola o agli eccessi di Tiberio. Anzi questi sembreranno a confronto degli ingenui dilettanti.
Tale disperante atteggiamento si rivela in tutti gli ambiti del nostro debolissimo corpo sociale nelle sue molteplici emanazioni. Prendiamo ad esempio la Scuola, la più importante, anche se la più ignorata, opportunità di formazione e di coesione di una Nazione. Quest’ anno, con i nuovi tagli-riforma Gelmini, è aumentato in modo preoccupante il numero dei bocciati nella scuola dell’obbligo. Non ci si chiede il perché ma si esulta per una nuova e sana severità. Finalmente abbiamo sepolto la filosofia del contestualizzare e del “porsi il problema” rispetto al disagio infantile e preadolescenziale. “Ripetono l’anno così avranno più chance e matureranno. Devono capire che nella vita bisogna impegnarsi. Sacrificarsi.” Nessuno, neanche gli insegnanti vogliono vedere cha nulla cambierà per il povero ragazzino e che il nostro Paese e quello che in Europa più d’ogni altro risolve le serie problematiche dell’apprendimento con il facile consiglio delle ripetizioni a pagamento. Nel frattempo: “Più soldi alla scuola privata, meno soldi a quella pubblica!” Il discorso è assolutamente dissonante, o forse no, con quanto avviene nella società degli adulti dove si donano candidature per Camera e Senato insieme a ruoli di grande responsabilità a veline inconsistenti e a giovanotti dal sorriso smagliante e dalla testa bigia. Troppo ci sarebbe da dire sull’abisso che separa i contenuti elaborati nel lontano 1979 nella più illuminata e internazionalmente osannata riforma della scuola dell’obbligo dal voto gelminiano, asettico e privo di ogni lucido contenuto pedagogico. E quindi ecco l’odierna barbarie del voto, scheletro di seria valutazione, privato di ogni contenuto. Perfetto atto contro riformatore.
Ma c’è da meravigliarsi nel Paese che, con barbaro intento demagogico, organizza un evento di politico come il G8 in una terra martoriata dal terremoto fregandosene delle prevedibili ulteriori sofferenze? Questo è il Paese dove si incoraggia la barbarie delle ronde punitive. Il Paese dei saluti fascisti e del maleodorante moralismo di chi combatte la prostituzione in Parlamento mentre la sollecita a casa sua. E se è vero che il messaggio biblico ci dice che “le colpe dei padri ricadranno sui figli…” ci domandiamo: quali valori etici stiamo dando in eredità ai nostri figli e, per quale Futuro?

UNA ROMA FREMENTE DI MUSICA?




Una Roma fremente di attività culturali, di cori e coralità, di musica e musicalità, di suoni e pensieri, di sorriso e di senso? Non proprio!
Per avere il quadro di una realtà simile a quella disegnata nell’interrogativo basta guardare, non tanto all’Europa delle grandi capitali, ma anche e soprattutto a piccoli centri come Freiburg. Freiburg è una cittadina di circa diecimila abitanti e possiede circa dieci orchestre o complessi musicali ed un numero biblico di associazioni corali.
La sua vita musicale e culturale non sono legate tout simplement alla iniziativa, pur diversa ed articolata delle istituzioni musicali, radicalmente diverse da quelle italiane, ma è estesa alla straordinaria iniziativa di gruppi spontanei, amatoriali, ma altamente professionali, ad associazioni culturali, a numerose scuole di formazione musicale.
Ed infine ad una Scuola che realmente forma i ragazzi alla vita sociale, culturale e politica. Questi gruppi strumentali o vocali sono una emanazione naturale delle sontuose programmazioni dei luoghi ufficiali . Non esiste in tutta Europa, soprattutto nei Paesi di grande tradizione luterana e di diffusa cultura musicale, una latitanza partecipativa quanto quella che si registra in Italia.
Il quadro pivilegiato è il seguente: le singole iniziative di formazione, nate spontaneamente e capillarmente diffuse sul territorio, portano alle grandi Istituzioni culturali, in una continua relazione osmotica. La formazione, nata nella culla viva del territorio, favorisce l’atteggiamento critico ed analitico nei confronti delle grandi produzioni e condiziona anche l’elaborazione dei programmi ufficiali.
Teatri d’opera e grandi orchestre sono costretti a tenere conto di una diffusa competenza comune, estremamente raffinata, e ad elaborare programmi non scontati ma al contrario colmi di quella ansia esplorativa propria dei ricchi territori della produzione musicale.
Ritornando a Roma possiamo leggere questa città attraverso alcuni segni inequivocabili che ci dicono quanto sia ancora da costruire un discorso di sollecitazione e di slancio educativo che porti il fruitore ad una reale partecipazione e lo aiuti a sviluppare una capacità di leggere l’evento culturale con vera proprietà critica. Queste prerogative appartegono ad una Societas nuova e profondamente responsabile.
La preoccupazione primaria di ogni corpo politico ed istituzionale dovrebbe essere quello di edificare non solo una scuola di vera eccellenza formativa, ma una società in continua evoluzione culturale, con una diffusione capillare di laboratori di studio e produzione culturale. Non possiamo lamentarci della incapacità di essere responsabilmente civis senza costruire un discorso di cultura vissuta in prima persona.
L’uomo nato dal Pensiero, col Pensiero, nel Pensiero è l’unico antitodo al qualunquismo dilagante, alla ipnotica tensione distruttiva, alla negazione di ogni prospettiva futura.
Se dovessimo misurare il termometro culturale di Roma besterebbe guardare alcuni e apparentemente piccoli fatti, tristemente eloquenti.
Il mio lavoro di musicista e docente mi porta sovente a cercare spartiti o libri di specifico contenuto musicale. Ma ecco il serio interrogativo: “Dove acquistarli?” Sapete che a Roma non esistono praticamente negozi di edizioni musicali che possano dignitosamente chiamarsi tali e soddisfare le esigenze di coloro che frequentano uno dei più importanti conservatori italiani oltre alle esigenze di insegnanti, professori d’orchestra, di direttori, di maestri di coro, ed associazioni musicali?
La politica economico aziendale della Feltrinelli ha pensato bene di smantellare i punti Ricordi, unica sorgente di vita editoriale musicale, per specialisti e non, per studenti del conservatorio o professionisti dell’auditorium. Questo è avvenuto senza alcuna discussione o polemica e con la assoluta indifferenza della città.
All’ombra del bel Monolite di Renzo Piano, dove tutte le strade di Roma portano e per il quale esistono, nella sorniona città, divertenti o grotteschi florilegi di indicazioni, il silenzio incombe. La nostra città sembra essere un grande contenitore di Eventi che non sono partoriti da una comunità colta ed impegnata ma ne sono invece molto lontani.
Altro esempio di follia suicida è quello della chiusura della cosidetta Sala Borromini. In passato si parlò di restauri ma gli anni sono trascorsi e quella porta rimane sempre chiusa. Certo i nostri amministratori forse ignorano l’importanza che questo spazio occupa per la storia della musica e dell’arte mondiale. La sala Borromini è il primo vero grande auditorium di Roma. Nata all’inizio del ‘600 con la complicità illuminata di tre geni: il compositore Giacomo Carissimi inventore dell’Oratorio, l’architetto Francesco Borromini e quel pedagogo illuminato di Filippo Neri è l’unico e primo vero esempio di interdisciplinarietà per la meditazione musicale. Intuizione modernissima.
Un lugo dove se per ben quattro secoli hanno risuonato certo le voci tuonanti della controriforma, aleggiavano anche e forse soprattutto, le terse armonie della scuola romana ed in tempi più recenti le sofferte ed impegnative prove della contemporaneità e le note emozionate e sorridenti dei giovani musicisti delle scuole. Oggi è ridotto a polveroso archivio del comune di Roma in attesa, forse un giorno, di ritrovare il rispetto e la funzione dovuti. Se solamente il nostro sindaco comprendesse il portato simbolico di tale luogo lo elegerebbe a riferimento nobile e privilegiato di ogni fremito musicalmente creativo. Ma è proprio vero che questa straordinaria città vive oggi la tanto strillata Renassaince ? Certo esiste il fasto architettonico dell’Auditorium come esistono la Casa del jazz e diverse altre nobili realtà “espositive”, ma la situazione della musica colta si è veramente evoluta e ad esempio trenta anni fa era proprio così tragica?
Si può cominciare col dire che fino all’inizio degli anni ’80 Roma aveva ben tre orchestre, vere orchestre, di cui quella della Rai era altamente preparata e internazionalmente molto competitiva, esisteva poi, udite, udite, sempre in casa Rai un grande coro lirico ed un altro specialistico coro da Camera. Ma soprattutto c’era il bel coro di voci bianche diretto da Renata Cortiglione. Anche l’accademia di Santa Cecilia aveva una eccellente compagine di voci bianche diretta fino a qualche anno fa da Paolo Lucci. L’editoria musicale poteva contare di numerosi punti vendita e la produzione musicale classica aveva in un numero non indifferente di case di produzione discografica che promuovevano e sollecitavano la ricerca musicale nei settori più diversi. Il maestro Carlo Quaranta, con coraggio profetico, dirigeva un coplesso di musica antica tra i più prestigiosi del Paese e le sue fatiche erano diffuse da incisioni discografiche ancora oggi rimpiante. Ricordate poi la Fonit Cetra e le insuperate produzioni della RCA italiana? La grande musica da film guardava alla Cam e alla Cinevox per non parlare delle molte case editrici musicali. Ebbene si lavorava! Tutti potevano dire qualcosa di musicale una volta usciti dal laboratorio privilegiato di S. Cecilia. E proprio il Conservatorio di Roma, diretto dal Maestro Renato Fasano programmava una sua stagione musicale negli spazi dello stesso Conservatorio. Ricordo una Roma traboccante di suoni colti e condivisi, sacri e profani, risuonanti nelle chiese, nelle piazze, nelle austere volte dei palazzi.
Il concerto dei Genesis di qualche anno fa un successo musicale e un successo di partecipazione. Un grande festa della musica leggera e della città!
Quanto dovremo aspettare perché questo avvenga in modo e misura appropriata al genere, con un opera ed un complesso di musica colta?
Cari politici, cari organizzatori voi ignorate lo sguardo incantato dei ragazzi di undici, dodici anni di fronte alla poriezione del Flauto magico di Morzart nella regia di Ingmar Bergman o l’entusiasmo che suscita l’ascolto della quarta sinfonia di P. I. Tchaikowski. Perché le nostre esistenze devono sempre galleggiare nel mare della superficiale compiacenza sonora, facile ed elmentare e figlia di un edonismo a buon mercato?

Il recupero di certe effervescenze educative potrebbe essere realizzato dai gruppi autonomi e dalle Associazioni culturali purchè sotenute dagli organismi che governano il territorio. Invece il silenzio è quasi totale. Ad esempio Enorme è la latitanza delle istituzioni di fronte ad una esperienza che ha portato i nostri gruppi musicali a costruire un coro lirico, una orchestra d’archi di giovani professionisti e docenti di vari conservatori italiani, un coro di voci bianche. Troppo spesso i politici e gli amministratori ignorano le richieste di partecipazione creativa che provengono dalla città alle nostre associazio. La grande voglia di fare e di dire insieme; l’esigenza di confrontarsi e di inventare.
Le nostre associazioni rappresentano in questo panorama romano l’atteso momento di riflessione e vivacizzazione sulla musica colta e sulla musica tout court, la cui presenza è tanto precaria nel nostro Paese. Oggi queste associazioni possono contare, ripeto, ben cinque tra realtà corali e strumentali ed un settore didattico per adulti e adolescenti ed infine due classi di canto tenute da una docente lituana ed una ucraina. Un corpo complessivo di oltre duecento persone.
Gli ultimi concerti, il primo nella Sala Giulio Cesare del Campidoglio e il secondo nella basilica di S. Eustachio contavano cinquecento e quattrocento spettatori.
Tutta questa attività se è vero che ottiene il plauso della città è anche vero che fatica a vivere vista la sostanziale indifferenza del corpo politico e amministrativo della città. Sembra che questo sia ben più interessato a creare vetrine per quei pochi artisti, esponenti soprattutto nel campo della musica leggera, che, traducendosi nella emanazione della logica discografica, ignorano totalmente il grande quesito della formazione e della produzione più libera ed ampia possibile.

(Lo stesso protocollo d’intesa siglato con il comune di Roma con il coro Orazio Vecchi vive in una situazione di continua precarietà perché legato alla lungimiranza o altrimenti alla ottusità dei vari presidi che gestiscono di volta in volta la nostra scuola e la nostra sede.)

sabato 30 maggio 2009

RAGIONI DEL BLOG

“…Ma la verità è diversa, o cittadini: unicamente sapiente è il dio; e questo egli volle significare nel suo oracolo, che poco vale o nulla la sapienza dell’uomo; e, dicendo Socrate sapiente, non volle, io credo, riferirsi propriamente a me Socrate, ma solo usare del mio nome come di un esempio; quasi avesse voluto dire cosí: “O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”. – Ecco perché ancor oggi io vo dattorno ricercando e investigando secondo la parola del dio se ci sia alcuno fra i cittadini e fra gli stranieri che io possa ritenere sapiente; e poiché sembrami non ci sia nessuno, io vengo cosí in aiuto al dio dimostrando che sapiente non esiste nessuno. E tutto preso come sono da questa ansia di ricerca, non m’è rimasto piú tempo di far cosa veruna considerabile né per la città né per la mia casa; e vivo in estrema [c] miseria per questo mio servigio del dio. [...]
“…E,andandomene via, dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest’uomo ero piú sapiente io: in questo senso, che l’uno e l’altro di noi due poteva pur darsi non sapesse niente né di buono né di bello; ma costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere; e mi parve insomma che almeno per una piccola cosa io fossi piú sapiente di lui, per questa che io, quel che non so, neanche credo saperlo. E quindi me ne andai da un altro, fra coloro che avevano fama di essere piú sapienti di quello; [e] e mi accadde precisamente lo stesso; e anche qui mi tirai addosso l’odio di costui e di molti altri. […]
(Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pagg. 38-41 da “Apologia di Socrate”)

“Il tempo è la musica dell’anima.
Trova il tempo: il tempo per amare ed essere amato.
Trova il tempo di dare. E’ il segreto dell’eterna giovinezza”
[M.Teresa di Calcutta, " Pensieri" ]

Ancora un blog? Qualcuno avvezzo a percorrere i labirinti della rete si chiederà se sia necessario aprirne un’altro, tra la folla di spazi che già esistono.
Direi di sì, decisamente sì! ( Il moltiplicarsi di luoghi come questo fanno sperare che si stiano riaccendendo e diffondendo tra il popolo dei "navigatori" e forse anche altrove , non solo il desiderio di comprensione e partecipazione alla " cosa pubblica ", ma la civilissima e "civilizzante attitudine" di confrontare le proprie persuasioni ed opinioni imparando a dubitarne, a relativizzarle, assimilandolo come unico possibile percorso di scoperta, di conoscenza, di amore. Questo sinceramente auspico possa animare gli interventi e le presenze che si incontreranno nel blog; non certo un abusato bisogno di visibilità già così largamente e volgarmente diffuso da quei media che da anni vanno progressivamete annichilendo le nostre serate.)
Molti di questi preziosi ambiti sono delle vere e proprie "cittadelle del Pensiero". Agorà dove le idee si rincorrono, si incontrano e si scontrano, si fondono e si esplicitano fino a costruire gli edifici della Ragione e della Consapevolezza. Soprattutto in un Paese come il nostro che, in uno dei momenti più difficili e tristi della sua storia, sta perdendo la capacità di guardare la propria Realtà con lucidità riflessiva e critica. Un Paese che ha abbandonato ogni facoltà di costruire e realizzare delle serie alternative al deserto etico, sociale e culturale che ci circonda. Un Paese che non sa più amare.
Questa Agorà è anche e soprattutto incontro di cultura e di culture, le più diverse e lontane, le più divergenti o convergenti.
La nostra Società sembra votata al pericoloso abisso, provocato dall’allineamento di intelletti narcotizzati dalla dittatura del mezzo televisivo e la Comunità che ne è nata appare più macabra e più uggiosa.
L’individualismo è giunto a livelli esasperati uccidendo addirittura quei valori di base che hanno precedentemente irrorato di saggezza e disponibilità le nostre antiche tradizioni.
Lavoriamo, con vitale dinamismo e con la forza della responsabilità, attraverso scontri ed incontri, per la riscossa del Pensiero critico che possa essere premessa alla nascita di un "homo italicus" diverso. E facciamolo con la Musica, con la Poesia, con la Letteratura. Senza le nevrotiche presunzioni dell’Ego stolto ma con quella luminosa disponibilità della mente e quell’Amore che già Socrate, Voltaire e quella donna "minuta e gigantesca" che è stata Madre Teresa di Calcutta ci hanno lievemente insegnato.

sabato 7 marzo 2009

Primo Post


Blog di Alessandro Anniballi, parole che producono pensieri, musica che diventa emozione.